Gigli
La descrizione dell’evoluzione della “macchina da festa” è stata già affrontata, seppur brevemente, nella sezione del sito dedicata all’evoluzione storica della festa.

Esempio di cereo
Si è visto che, attraverso le opere di Leone, Remondini e Gregorovius, si ricostruisce un’evoluzione del tipo “cereo-maio-torre-giglio”. Questa evoluzione non è puramente tecnico-costruttiva, infatti ad essa si accompagna un’evoluzione “statica-dinamica” che è di maggior rilievo.
Nell’aspetto formale il “majo-albero” fu usato nei riti e oggi viene usato nelle feste come simbolo oggetto, staticamente inteso, intorno al quale si muove il popolo festante; il giglio, invece, è il simbolo soggetto dinamico esso stesso in movimento con il popolo.
Nel contenuto il “majo-albero” è l’espressione di riti propiziatori per la fertilità e la prosperita; il “giglio” invece simboleggia la fede e l’amore per il Santo Protettore. Analizziamo ora lo sviluppo strutturale del giglio dal primo “cataletto” alla struttura lignea attuale (descritta dettagliatamente nelle altre pagine di questa sezione).
Inizialmente venivano portati in processione dei ceri ornati di fiori (tra cui presumibilmente anche il giglio rosso che cresce spontaneo nelle campagne nolane).

Cataletto
Nel tempo, in una continua gara di emulazione, i cerei divennero sempre più grandi tanto che, per rendere più agevole il loro trasporto, si iniziarono a creare allestimenti strutturali sui quali sistemare i grandi ceri: si incominciò con la sedia sulla quale veniva poi legato il cero, poi con il “cataletto” (base in legno di sostegno per il trasporto di grossi oggetti), ancora in uso oggi per il trasporto dei Santi in processione.
Il cataletto si andò trasformando in una grossa base trasportata, con barre opportunamente sistemate, da portatori volontari sulla quale veniva sistemato un castelletto in legno a forma di parallelepipedo entro il quale veniva sistemato il cero o il giglio.
Questa struttura, con il sovrapporsi di altri castelli degradanti verso l’alto in altezza, diede origine ad una torre piramidale identificabile oggi nel giglio a quattro facce. La struttura lignea veniva eseguita dagli artigiani, maestri d’ascia, carpentieri e falegnami, sulla scorta di continue esperienze annuali determinate dalla buona o cattiva riuscita della struttura precedentemente realizzata, apportando di volta in volta le opportune modifiche migliorative.
La struttura moderna del Giglio

Struttura moderna del Giglio
Il giglio a quattro facce fu realizzato fino alla seconda metà del 1800 quando, per ottenere una maggiore sicurezza e flessibilità della struttura, fu introdotta la “borda” alla quale sono collegati tutti gli elementi strutturali in una condizione di maggiore stabilità ed elasticità. Tale concetto dovette scaturire dalla riflessione che i costruttori nolani fecero nel ricercare una forma meno rigida, meno deformabile, più flessibile ed idonea a sopportare gli sforzi e le tensioni interne determinate da forze dinamiche agenti sulla struttura, specialmente nello stato di moto.
La borda fu introdotta nella struttura per la prima volta nel 1887 dal maestro carpentiere Filippo Cantalupo e costituì l’elemento innovativo che cambiò radicalmente l’assetto strutturale del giglio sovrastante la base, dal secondo pezzo alla cima, trasformandola da torre rastremata verso l’alto a sezione quadrata a prisma poligonale rastremato verso l’alto.
bibliografia:
“Arte e tecnica nei gigli di Nola“, di Alfonso M. Russo edito da “SELLINO edizioni mezzogiorno”